Come alcuni di voi sanno, ero scettico sulla possibilità che l’inflazione tornasse presto al livello pre-COVID. La mia idea era che alla fine avrebbero prevalso le medie storiche di lungo periodo (circa il 2-4% all’anno). Due eventi potrebbero costringermi a cambiare idea, almeno temporaneamente. Il primo riguarda il Giappone e il potenziale cambiamento della sua politica monetaria (già menzionato in precedenza in queste note); se questo cambiamento dovesse manifestarsi con maggior forza, potremmo trovarci in una situazione in cui il rischio di esagerare con i tassi ufficiali – a livello mondiale, non solo in quel paese – aumenta in modo significativo. Il secondo è la contrazione finanziaria in Cina, che si sta già manifestando nell’andamento dei prezzi locali; anche in questo caso le autorità devono prestare attenzione a come gestire i prossimi passi, poiché ciò che accade in Cina avrebbe un forte impatto sui prezzi dei beni in tutto il mondo. — Incoerentemente, questa settimana i mercati sono tutti finiti in territorio negativo. Se le mie preoccupazioni sulle tendenze inflazionistiche fossero state condivise da molti investitori, almeno le obbligazioni nominali avrebbero dovuto dare segni positivi. — Sul fronte meteorologico, gli Stati Uniti occidentali si stanno preparando per la prima tempesta tropicale da molti decenni a questa parte (vedi immagine di copertina), mentre qui in Europa continentale continuiamo a soffrire per il caldo e l’afa.
[Copertina: The New York Times]
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