2024-01-05: Mercati

Forse era da aspettarselo: dopo un finale del 2023 sfavillante, con le azioni globali in rialzo del 9,4% (in termini di euro) negli ultimi due mesi, una prima settimana corta di gennaio con rendimenti negativi non e’ la fine del mondo. Ci sono almeno tre eventi specifici che hanno contribuito a questa performance: il dato sull’inflazione europea (più alto), la reticenza dei governatori della banca centrale USA a dichiarare quando sarebbe arrivato il primo taglio dei tassi (deludente) e il dato sull’occupazione statunitense (solido, e preoccupante).

Nonostante il nuovo anno, quindi, siamo ancora fermi a un vecchio tema: le aspettative sulla direzione della politica monetaria. Dovremmo veramente liberarci di questa ossessione.

Evitando di fare politica di parte, c’è un dato che ho visto questa settimana e che mi ha stupito. Il grafico di copertina mostra la quantità di lavoro legislativo svolto dal Congresso statunitense negli ultimi due anni. È vero che i risultati non si misurano in termini di numero di leggi approvate. Ma quando si associa questa statistica alla retorica e alla veemenza dei repubblicani c’è da chiedersi se qualcuno nel partito sia interessato seriamente al benessere nazionale. Questo è un momento storico straordinario per gli Stati Uniti: se il sistema politico del paese non torna a governare rischia di spingere la nazione a diventare uno stato fallito.

[Fonte: Axios] 
 
 
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